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TRIGGER POINT

  • Immagine del redattore: Dott. Emanuele Pace
    Dott. Emanuele Pace
  • 14 set 2018
  • Tempo di lettura: 2 min

I trigger point sono descritti come dei punti iperirritabili presenti in una bandelletta muscolare contratta, nella quale sono presenti dei noduli palpabili, ipersensibili alla stimolazione meccanica e che possono produrre sintomi locali o riferiti ( stati contratturali ).

I Trigger Point presentano determinate caratteristiche:

  • punto dolente nel tessuto muscolare, non causata da un trauma acuto, infiammazione, degenerazione, neoplasia e infezioni;

  • il dolore può essere riferito ad un nodulo o a tutta la bandelletta contratta e può generare una contrazione involontaria provocata dalla stimolazione del punto trigger;

  • la palpazione del dolore riproduce la sensazione di dolore del paziente, che può essere riferito in alcune zone tipiche di riferimento per ogni trigger point;

  • il dolore non può essere spiegato da una valutazione neurologica.

Un Trigger Point attivo genera dolore riferito senza la stimolazione diretta del trigger point. Per esempio, una persona potrebbe avere un dolore in zona cranio-oculare a causa della presenza di un trigger point attivo nel trapezio superiore. Non provocherà dolore diretto nel trigger point ma solo riferito, lo stesso dolore verrà provocato quando il terapista stimolerà il punto trigger ed il paziente percepirà quindi il suo dolore tipico di quella determinata zona.


Come si forma un trigger point?

Le rotture del reticolo sarcoplasmatico avvengono a causa di sovraccarichi muscolari. Questo genera un’incontrollata liberazione di ioni calcio dal reticolo sarcoplasmatico che porta in un secondo tempo ad una contrazione continua dei sarcomeri. La contrazione che si genera crea una compressione dei capillari adiacenti, una diminuzione dell’apporto di ossigeno e di energia richiesti. Per questa ragione si forma la cosiddetta crisi energetica con una conseguente e contemporanea diminuzione del riassorbimento di ioni calcio da parte del reticolo sarcoplasmatico, facendo in modo che il meccanismo responsabile della contrazione si autoalimenti.

Tante di queste contrazioni creano delle bandellette palpabili che si possono palpare e si visualizzano tramite la risonanza magnetica oppure tramite ecografia.


Trattamento

Il trattamento dei trigger point miofasciali non si discosta molto da quello delle contratture muscolari. Un trigger point è un punto sottoposto ad ischemia locale ed ipossia e dovremo quindi assumere tutti quegli atteggiamenti che ci permettano di favorire l’afflusso di sangue e quindi l’ossigenazione del tessuto.

una tecnica potrebbe essere la Compressione Ischemica. E’ una tecnica utilizzata poichè, provocando un’ischemia localizzata, favorisce una iperemia reattiva successiva (aumento del flusso sanguigno), aumentando quindi la circolazione di sangue nei tessuti ed ossigenandoli. Non è facile fare tutto questo autonomamente, è vivamente consigliato di affidarsi a dei professionisti qualificati. Dopo che il terapista ha individuato la banda tesa, tiene premuto il punto, andando a ricercare una ischemia temporanea nella zona, continuando fino a che il dolore non si riduce in modo soddisfacente. Tale manovra si può riproporre altre 2-3 volte al fine di insistere maggiormente sull’area, e al termine si ripete il test per vedere se c’è stato un cambiamento nella sintomatologia.

 
 
 

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